I social network e l'importanza di un piano B.

Sempre più di frequente mi capita di sentir dire da qualche creator che seguo online cose come “Mi hanno bloccato il video…”, “I miei post non compaiono più nel feed degli utenti…”, oppure ancora “Sono stato bannato da [nome di un social network] completamente a caso!”.

L’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk segna un ulteriore passo in questo senso: il tycoon è oramai tristemente noto per fare il bello e il cattivo tempo, come si suol dire, sulla piattaforma di sua proprietà. Ne sono esempi i recenti casi di shadowban1 di alcuni profili o parole chiave in tendenza su Twitter, che evidentemente non andavano molto a genio a Musk, così come il periodo in cui i suoi tweet comparivano quasi sempre tra i primi a tutti gli utenti di Twitter2 (anche a chi non lo seguiva…).

Ecco, questo fatto non ti preoccupa? Mi spiego meglio.

Fino a che la tua attività sul web si limita a quella di fruitore di contenuti, e quindi sei in sostanza un utente che guarda, legge e ascolta contenuti in rete ed, eventualmente, li commenta, non dovrebbe importarti poi così tanto se ad un certo punto il social network che ogni giorno consulti decidesse di bloccare il tuo profilo per un non meglio precisato motivo. Potresti esserne scocciato, rimanerci male, sentirne la mancanza per un periodo di tempo più o meno limitato, ma nel caso non riuscissi a recuperare il tuo account, potresti sempre ripiegare su un’altra piattaforma.

Ma quando la tua attività su Internet passa da questo ad un vero e proprio lavoro, le cose cambiano. Nel momento in cui diventi un content creator, il tuo lavoro consiste nello sfruttare le piattaforme che gli utenti usano online per offrire contenuti e servizi, e ottenere un profitto. Capirai quindi che, nel momento in cui una di queste piattaforme decidesse di bannarti o, peggio ancora, di chiudere i battenti, cosa ti rimane in mano?

I follower che fino a poco fa ti seguivano assiduamente semplicemente si dimenticano di te; magari i primi giorni si chiederanno “Che fine avrà fatto X? Non lo vedo da un po’…”, ma nulla di più.

Tutto questo lungo preambolo per dire che, nel caso in cui la tua attività, il tuo lavoro, o comunque la tua fonte di sostentamento, si svolgesse totalmente online, dovresti cominciare a pensare ad una strategia per diversificare e “distribuire”, in qualche modo, i follower.

Faccio un esempio: se la tua presenza online si concretizza solamente su Instagram, e domani Meta ti bloccasse l’account, spariresti per un periodo di tempo imprecisato agli occhi di chi ti segue. Se invece, appunto, decidessi di diversificare la tua presenza online, magari sfruttando altre piattaforme come Telegram, Twitter o YouTube, le cose cambiano: avrai modo di avvisare la tua audience dell’accaduto e di migrare tutta la tua attività altrove.

Ed è proprio qui che volevo arrivare.

L’Internet di oggi, del 2023, è molto, moooooolto diverso da quello che era 10-15 anni fa: prima avevamo siti web, blog, forum, feed RSS, newsletter. Ora abbiamo profili social, foto, video, Short, Reel, TikTok, commenti, reaction. I contenuti sul web sono via via sempre più ridotti, risicati, brevi e veloci. Passato qualche minuto dal momento in cui hai visto un video o messo like ad un reel, magari non riusciresti nemmeno più a raccontarne il contenuto ad un’altra persona.

Ma siamo sicuri che la direzione presa è quella giusta?

Pensaci bene: i contenuti cosiddetti social sono caratterizzati principalmente per la loro brevità e velocità di fruizione, ma proprio per questo motivo sono anche molto più effimeri. Dopo che l’avrai visto, di quel contenuto non ti rimarrà nulla. Questo pensiero si può estendere a qualsiasi cosa che al giorno d’oggi troviamo sul web: ormai anche gli articoli che si trovano sulle maggiori testate “tradizionali” online sono spesso e volentieri molto più brevi e mal formulate rispetto alla loro controparte cartacea.

Siamo quindi giunti al punto in cui un creator deve diventare “di nicchia” solo perché vuole fare le cose con calma: scrivere, spiegare, approfondire, raccontare. Potrei fare molti esempi, visto che molti dei creator che seguo attualmente praticano scelte di questo tipo: Riccardo Palombo, Antonio Moro, Morrolinux, OverVolt, Marco Valleggi, Andrea Ciraolo, giusto per citare alcuni.

Chi vuole lasciare il segno, chi vuole rimanere online per più tempo rispetto a quello necessario a raccattare un tot di visualizzazioni, non lo fa con i social network. Ecco quindi che con questo mio articolo voglio sottolineare l’importanza di avere un qualcosa di personale, nel vero senso della parola.

Un sito web, una newsletter, un blog o un canale Telegram, tanto per cominciare. Un angolo di Internet solo tuo, su cui puoi scrivere quello che ti pare, senza sottostare a imposizioni altrui (nei limiti del decoro, ovviamente 😄). Se ci pensi, è proprio quello che sto cercando di fare anche io con questo mio sito: si tratta di un sito-blog, scritto in HTML, CSS e JavaScript, che non dipende da terzi3.

Mi viene in mente anche un altro esempio di persona che cerca di intraprendere questo percorso: si tratta di Antonio Dini, giornalista che seguo da diverso tempo, e che sul proprio sito web ha cercato di raccogliere (e sembra esserci riuscito egregiamente) tutto ciò che ha scritto durante tutta la sua vita di giornalista.

Di recente ho visto un video di Giorgio Taverniti4 nel quale intervistava diversi content creator e personaggi pubblici italiani, che gestiscono una propria newsletter su Substack. Per chi non fosse pratico nel campo, Substack è una popolare piattaforma di newsletter, famossissima negli USA, ma molto popolare anche in Italia per la presenza, soprattutto in seguito alla pandemia, di giornalisti e scrittori che hanno deciso di iniziare una propria newsletter.

Ecco quindi che ciò che ti dicevo prima viene confermato: chi vuole lasciare traccia del proprio lavoro, oltre alla presenza sui social, si appoggia anche ad altri mezzi comunicativi. Ed è proprio questo il mio consiglio (my two cents, come si suol dire) di oggi: se vuoi fare colpo sui tuoi follower-lettori realmente, fatti una newsletter!

Rimanendo in tema Substack e social network, ti racconto anche un altro fatto interessante. In questi giorni si parla del rilascio di una nuova funzionalità di Substack chiamata Substack Notes: in pratica, Substack ha implementato la possibilità di pubblicare brevi messaggi testuali sulla propria bacheca personale, proprio come fosse un social network. Ovviamente, questo fatto ha suscitato – come al solito, direi – l’ira di Elon Musk, visto che Notes somiglia tanto a quello che è di base Twitter. E non sono quindi mancate le sue reazioni, come ad esempio uno shadowban dei tweet che rimandavano a pagine di Substack5, poi subito smentito.

Nonostante le reazioni impulsive di Musk, spero proprio che Substack riesca a spaccare e a fare un po’ di sana concorrenza al social azzurro, visto che oramai se ne sentiva il bisogno.

A proposito, a te piacerebbe leggere una mia newsletter, magari una volta ogni tanto, quando ho qualcosa di interessante da raccontarti? Se hai piacere, fammelo sapere.

A presto! 👋


  1. Ne parlano in alcuni articoli Il Post e Lega Nerd↩︎

  2. Trovate tutto sull’accaduto nell’articolo de Il Post↩︎

  3. Beh, sì, ok, attualmente è hostato su GitHub, e viene visualizzato tramite un CNS quale Netlify, ma in caso di problemi posso sempre decidere di trasferire il sito su un mio server casalingo e rimanere comunque online. ↩︎

  4. Riconosciuto come uno dei massimi esperti della SEO e del Digital Marketing, Giorgio Taverniti è stato autore di uno dei primi libri in materia, SEO Power (Hoepli, 2010), e del primo Corso Online SEO realizzato in Italia. […]“ – tratto dalla homepage del sito web di Giorgio Taverniti. ↩︎

  5. Ne parla Il Post nel suo articolo↩︎